Povertà e sviluppo
Secondo un report dell’Unione Europea stilato nell’anno 2015* in Italia il 32% dei minori e dei giovani si trova in una condizione di povertà ed esclusione sociale, per un totale di circa 1.500.000 casi. Non si tratta quindi di una condizione che coinvolge fasce marginali della popolazione, ma, piuttosto, di una realtà sociale diffusa in un periodo storico di crisi economica e sociale.
Ci si potrebbe quindi chiedere quale possa essere l’effetto del crescere in una condizione di deprivazione materiale per lo sviluppo di un minore. La ricercatrice Elise Cappella, già nel 2008 ha pubblicato insieme ad alcuni colleghi un articolo sulla rivista Administration and Policy in Mental Health**, in cui prova a sintetizzare le conoscenze scientifiche disponibili sull’argomento.
Da un punto di vista statistico, i minori che vivono in condizioni di povertà presentano, in media, livelli di salute fisica (ad es. maggiore rischio di obesità), capacità cognitive e sviluppo socio-emotivo inferiori a quelli dei loro coetanei che vivono in condizioni socioeconomiche migliori. Il rendimento e il successo scolastico di questi bambini e adolescenti sono quindi maggiormente a rischio. Infatti, in questi soggetti si possono riscontrare più frequentemente limitate capacità verbali, fino ad arrivare a veri e propri deficit nelle abilità cognitive e scolastiche, che sono prevedibilmente associati a conseguenti insuccessi, bocciature e abbandoni.
Se l’esperienza scolastica per il minore in condizioni di disagio sociale si identifica con un’ulteriore fonte di umiliazione individuale e non costituisce esperienza di partecipazione attiva e inclusione, l’interesse verso l’apprendimento si esaurisce e l’aumento della dispersione scolastica diventa esito fin troppo prevedibile. Non deve quindi stupire che, secondo il report dell’Unione Europea citato ad inizio articolo, l’Italia sia quart’ultima (24° posto) tra i 28 Paesi dell’Unione Europea per quanto riguarda il successo scolastico, seguita solo da Portogallo, Romania, Malta e Spagna.
Il ruolo dei servizi educativi
Sempre secondo l’articolo citato, nelle zone economicamente più svantaggiate, i bisogni psicologici non soddisfatti dei bambini e delle famiglie si traducono in condotte problematiche che poi finiscono per assorbire le risorse della scuola e riducono l’efficacia del processo di insegnamento. Ad esempio, il disagio psicologico può esprimersi attraverso condotte oppositive, che richiedono maggiore lavoro di gestione del gruppo classe da parte dei docenti, sottraendo quindi tempo ed energie alla didattica.
Tuttavia, la scuola, attraverso la sinergia con i servizi sociali comunali e le organizzazioni di privato sociale che assicurano i servizi educativi (ad esempio, l’assistenza domiciliare minori e il sostegno educativo scolastico) può giocare un ruolo decisivo nel promuovere percorsi di crescita più funzionali. Riportiamo alcune evidenze di ricerca che ci sembrano di particolare interesse:
- gli interventi finalizzati a sostenere la buona riuscita scolastica hanno anche un importante effetto positivo sulla salute mentale dei minori;
- gli interventi di tutoring (sostegno scolastico) hanno comprovati effetti positivi non solo sulla riuscita scolastica, ma aiutano a sviluppare migliori relazioni all’interno del gruppo classe e con gli insegnanti;
- I servizi di assistenza domiciliare minori, oltre che apportare benefici al minore, incidono anche sul benessere familiare, migliorano la partecipazione dei genitori alla vita scolastica dei figli e facilitano la comunicazione tra genitori e insegnanti.
Possiamo quindi sostenere, in linea con gli Autori dell’articolo, che adottano una prospettiva definita “ecologica”, che gli interventi educativi sui minori possono effetti sia su più dimensioni (apprendimento, salute mentale, relazioni) sia sul sistema sociale allargato di cui il minore è parte (famiglia, scuola, ecc…). Oltre quindi al contenuto di tali interventi, è cruciale una visione dell’intervento sociale che mira a creare collegamenti e interazioni tra sistemi sociali (scuole, famiglia, vicinato, comunità), promuovendo il coinvolgimento attivo di un numero crescente di attori sociali.
Investire su tali interventi diventa quindi – a nostro parere – una linea strategica necessaria specialmente in un periodo storico in cui nel nostro Paese le condizioni socio-economiche di tante famiglie sono estremamente critiche: intervenire oggi per favorire percorsi di crescita che riducano il disagio e favoriscano lo sviluppo di abilità e risorse, significa investire sulla promozione del benessere dei suoi cittadini più giovani e, dunque, sul futuro del Paese.
Riferimenti
* Social Justice in the EU – Index Report 2015.