Proviamo ad aggiungere qualche conoscenza in più rispetto a ciò che già sappiamo sul camminare.
Le proposte di Esci il sabato possono apparire come delle semplici camminate in montagna ma in realtà sono molto di più. Che camminare fa bene lo sappiamo perciò non vi faremo un elenco di tutti i benefici psico-fisici del camminare. Risulterebbe troppo noioso.
Ripensando alle potenzialità del camminare ci vengono in mente soprattutto alcune storie, una su tutte è un aneddoto su Albert Einstein.
” a chi chiedeva di quale natura fosse la sua intelligenza, quali condizioni favorissero il suo pensiero geniale, Albert Einstein rispondeva che non era giunto a intuire quelle idee capaci di cambiare il senso della storia sedendo alla scrivania. Per Lui il pensare in termini matematici era associato alla sensazione di movimento corporeo. Tutto aveva inizio, nella sua quotidiana pratica di ricerca, da lunghe passeggiate a piedi nel bosco: era lì che metteva a fuoco, camminando, quelle intuizioni scientifiche che solo in un secondo momento trovavano formulazione nel suo studio. Nel suo più importante documento sulla relatività, Einstein ringrazia solo una persona: Michele Angelo Besso, un ingegnere incontrato in Italia che diventerà il suo migliore amico. Come compagno di tante passeggiate, era lui la cassa di risonanza per le sue idee. Proprio durante una di quelle passeggiate, mentre cercava di spiegare all’amico la teoria della relatività, Einstein esclamò la frase divenuta famosa: “Ci Sono!” , nell’attimo in cui realizzò che il tempo è relativo alla velocità con cui ci si muove.” (A. Einstein, “Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento”, in “Opere scelte”, Bollati Boringhieri, Torino 1988)
Interessante! Ma andando ancora più indietro nel tempo sono altri gli autori che hanno utilizzato il movimento per pensare: “La filosofia è nata in cammino. Si è perfezionata con Socrate nelle strade di Atene, nelle dispute sotto i portici dell’Accademia di Platone, nei giardini di Epicuro, nell’agorà di Alessandra e, in seguito, nella quiete dei chiostri monacali.” (D.Demetrio, “Filosofia del camminare”, Raffaello Cortina, Milano 2005)
“Se osserviamo bene una persona che cammina», scrive lo scrittore austriaco Thomas Bernhard, «sapremo anche come pensa. Se osserviamo bene una persona che pensa, sapremo anche come cammina. Se osserviamo a lungo e attentamente una persona che cammina, ci avvicineremo sempre di più al suo pensiero, alla struttura della sua mente”.
Considerando queste riflessioni possiamo dire che l’uomo si è evoluto proprio camminando, perché a quanto pare il movimento va a influenzare positivamente il pensiero, la creatività, la memoria e tutto questo va a modificare la percezione che abbiamo del tempo. La pratica del camminare cambia profondamente noi stessi, ci trasforma. Quanti sono i personaggi della storia che hanno intrapreso cammini che hanno portato a grandi trasformazioni interiori? Se ci pensate ne troverete molti. In fondo sono molteplici le metafore che la dimensione dell’andare a piedi evoca. “Seguire il proprio cammino”, “Tornare sui propri passi” ecc. questi sono solo alcuni dei tanti detti popolari che confermano l’importanza del cammino nello sviluppo del pensiero.
Ma tutto questo ha una spiegazione scientifica? Proviamo a dare una risposta senza la pretesa di uno studio accademico, lasciamo a voi continuare le ricerche…
Il gesto tecnico del camminare presuppone che il cervello lavori per concentrarsi sul posizionamento del piede davanti all’altro, questa focalizzazione su un’azione concreta in atto favorisce una condizione detta ipofrontalità transitoria. Cosa vuol dire? I lobi frontali del nostro cervello camminando lentamente si attivano meno e siccome questa zona del nostro encefalo è deputata al controllo e alla elaborazione delle decisioni, un’inibizione permette il fluire del pensiero creativo. In poche parole il pensiero consapevole e l’elaborazione delle informazioni lavorano al minimo in questa modalità, e questo permette al pensiero di farsi libero, la mente va! Ed è in questo momento che si hanno le intuizioni geniali di Einstein! Le proposte di Esci il sabato hanno proprio questo fine, scoprire talenti attraverso un cammino nella natura fatto in compagnia di altre persone.
Quindi questa condizione di ipofrontalità transitoria che si innesca camminando può essere collegata alla condizione di Flow o di Flusso? Ne hai mai sentito parlare?
In breve; lo psicologo Mihály Csíkszentmihályi ha introdotto il concetto di Flusso, questo è uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa in un’attività, nel linguaggio sportivo viene più comunemente chiamata trance agonistica. Questa condizione è caratterizzata da un totale coinvolgimento dell’individuo: focalizzazione sull’obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento di un particolare compito. In questa condizione le persone dicono di sentirsi in uno stato di grazia dove tutto riesce facile e in modo naturale, le performance migliorano e la mente e il corpo viaggiano come in un flusso. Personaggi dello sport come Pelè e Ayrton Senna hanno più volte descritto questa condizione in cui si sono trovati durante una prestazione sportiva. In questo stato della coscienza ci si può trovare proprio durante una camminata in montagna, infatti ci sono tutti gli elementi descritti sopra. In più la montagna evoca significati simbolici e raggiungere una vetta è sempre una conquista che richiede impegno, concentrazione e una forte volontà. Una montagna si scala con la testa!
Alla luce di queste conoscenze abbiamo intuito l’importanza di un’escursione in montagna per il benessere dell’individuo. Non a caso sono molte le organizzazioni che si occupano di Montagnaterapia per riabilitare ed rieducare. Inoltre negl’ultimi anni si sta diffondendo la cultura dei viaggi trasformativi e dello slow travel come vero e proprio stile di vita. Insomma, piano e a piedi è meglio!
Durante le nostre escursioni è capitato di sentirci un po’ fuori dal tempo, in contatto con la natura circostante, di sentirci all’arrivo un po’ diversi rispetto alla partenza, di aver pensato a qualcosa che non avevamo pensato mai, di aver condiviso fatiche e vette con gli altri. Sono state tutte esperienze un po’ spaesanti, leggermente fuori dall’ordinario, sono bastati solo pochi ingredienti per vivere questo: il camminare, la montagna, le persone.
A settembre ripartiranno le escursioni di Esci il sabato e se sei un/a ragazzo/a dai 12 ai 18 anni direi che è arrivato il momento di provare una vera avventura trasformativa. Guarda i calendario e prenotati
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