Quando incontriamo una persona con difficoltà visive la prima sensazione che proviamo è di imbarazzo e questa sensazione può nascere dall’incontro con la disabilità, dall’insicurezza dovuta dal non sentirsi efficaci nel comunicare o semplicemente dal fatto che quella persona non la conosciamo.
Nell’ultimo caso, il più semplice, prendete un po’ di coraggio e comunicate con la persona che avete davanti. Ma spesso non è solo questa l’origine dell’imbarazzo che si prova in queste circostante. Di conseguenza se l’imbarazzo è dovuto dall’incontro con la disabilità in generale o con la cecità, la soluzione è sempre la stessa: iniziate a porre l’attenzione sulla persona e non sulla disabilità.
L’imbarazzo che proviamo quando incontriamo una persona cieca o ipovedente potrebbe portarci ad assumere comportamenti un po’ strani, infatti potremmo evitare di parlare con quella persona, potremmo rivolgerci a chi la conosce per parlare di lei o per porre domande su di lei, potremmo anche non rivolgerle la parola ma conoscere già le sue necessità e come soddisfarle.
La strategia per evitare questi comportamenti è quella di ricordarsi di parlare con la persona stessa: se abbiamo curiosità allora poniamole le nostre domande; se pensiamo che possa aver bisogno del nostro aiuto chiediamole se è proprio così; se avesse bisogno del nostro aiuto chiediamole anche in che modalità, senza dare nulla per scontato.
Una volta affrontato l’imbarazzo iniziale ed esserci ricordati di parlare con la persona stessa potremmo anche prestare attenzione alcuni nostri atteggiamenti nella comunicazione non verbale.
La prima componente alla quale prestare attenzione è il tono della voce che deve essere coerente con l’intenzione comunicativa, infatti non è possibile utilizzare un tono della voce severo e con la mimica ammiccare come se stessimo facendo uno scherzo, perché la persona cieca non avrebbe accesso alla comunicazione gestuale e, di conseguenza, non riuscirebbe ad attribuire l’intenzione comunicativa giusta all’interazione.
Un’altra componente importante nella comunicazione con le persone cieche e ipovedenti è la prossimità fisica e il tocco. Ogni persona ha preferenze individuali, quindi non si può dare per scontato che sia meglio stare molto vicini o più distanti, ciò che però conta è che questa è una componente da tener conto e cercare di capire quali sono le esigenze della persona che ci è davanti.
Inoltre, non abbiate timore a pronunciare frasi come “Ci vediamo domani” oppure “Hai visto che cosa è successo?”, perché sono frasi in cui il verbo vedere è utilizzato in modo improprio e non direttamente collegato alla percezione visiva, di conseguenza le persone non vedenti non solo comprendono queste espressioni ma le utilizzano anche.
Autore: Samantha Bruno, psicologa dell’area servizi educativi e disabilità.